giovedì 15 settembre 2005

Don Pino Puglisi

Ieri mattina in macchina si parlava di mafia, delle costrizioni assurde che la gente onesta è costretta a subire per colpa di queste organizzazioni e che rendono, in qualche modo, conniventi tutti coloro che vi si rassegnano…
Non so esattamente come ho fatto il collegamento, però, prima di tutti gli altri nomi di persone che sono state uccise dalla mafia perché vi si sono opposte, mi è venuto in mente lui: Don Puglisi, il prete del quartiere Brancaccio di Palermo.
Ieri sera, mentre sfogliavo dei vecchi settimanali ho trovato un articolo che parlava di lui e della causa di beatificazione in corso: ho scoperto che era nato il 15 settembre 1937 e il 15 settembre 1993 gli hanno sparato.
Coincidenze? Non so. Però so che il suo lavoro non va dimenticato, non è dimenticato.
Uno dei suoi allievi, Giuseppe Carini, pochi mesi dopo la sua morte – il 3 giugno 1994 – vide gli assassini di un pregiudicato, Francesco Bronte, e decise di denunciarli e testimoniare al processo. Le conseguenze sono state pesanti perché ha dovuto lasciare la Sicilia, cambiare identità, interrompere gli studi e i rapporti con la sua famiglia che lo ha rinnegato, per non parlare delle difficoltà lavorative. Ma se non si fosse comportato così, ha detto: «Avrei tradito la memoria di Don Puglisi, tutto quello che mi aveva insegnato».
A questa persona, per quello che può valere, vorrei dire: io sono con te!

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