sabato 16 giugno 2007

Un posto al Sole

Questo post avrebbe potuto intitolarsi in molti modi: da "felicemente lontana" a "un posto al Sole" appunto. Ma, come mi piace pensare, non è che contino tanto le apparenze.
La prima apparenza errata è stata quella di pensare "questo lavoro non mi piace": forse è vero che il tipo di vita che ti costringe a fare - prima il lavoro, poi casomai, se ti resta tempo, il resto - è in discussione, per quanto mi riguarda, e lo sarà finché non troverò una risposta che mi è congeniale. Qualunque essa sia, la seguirò, ma solo dopo averla provata sul campo.
La seconda apparenza errata è che non tutto ciò che ti aspetti formale, distaccato e convenzionale, poi lo è. Si può scherzare anche con un capo che indossa la cravatta e che ha ancora il tempo di consigliarti un libro e proporti una sfida, visto che vuoi imparare un po' di finanza.
La terza apparenza è la città. Cos'è la città?Me lo chiedevo stamattina, mentre andavo in centro e sentivo le persone chiacchierare come se fossero vicini di cortile, per poi capire che non si erano mai incontrati su quell'autobus, anche se abitano qui da una vita, e che forse non si reincontreranno mai più.
La quarta apparenza: la vicinanza distorce e in lontananza brilla solo ciò che ha luce propria. Te ne accorgi quando compaiono certi nomi in blu scuro nella casella e-mail, quando leggendo senti le loro voci e te li vedi là seduti al loro desk, in controluce che sottolinenano il giornale.
La quinta apparenza: ci sono correnti contro le quali non si può nuotare. Intendo seguire arrendevole.

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