lunedì 21 gennaio 2008

Sapienza e Giustizia

Caro Cesare,
rispondo alla tua chiamata (visto anche che mi leggi nel pensiero) e mi decido finalmente a scrivere questo post prima che l'attualità mi sfugga di mano...
La vicenda del Papa e dell'invito all'inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza è stata, secondo me, un'occasione persa, un autogol per la laicità. Per cominciare, mi sembra importante dire che Benedetto XIV era stato invitato per tenere un intervento sulla moratoria sulla pena di morte. In secondo luogo, credo che tutti abbiamo diritto di parlare. E tutti abbiamo diritto di contestare i nostri interlocutori. Se non siamo d'accordo nessuno - e men che meno noi stessi - può farci violenza impedendoci di dirlo. Il dissenso però va espresso sui contenuti, non a priori.
I 67 fisici che hanno firmato la lettera in cui dichiaravano la loro contrarietà all'invito al Papa all'inaugurazione dell'anno accademico hanno legittimo diritto a farlo perché, oltre alla libertà di parola di cui dicevo prima, sappiamo che Ratzinger e una parte della Chiesa sono su posizioni opposte riguardo ad alcuni temi rispetto al mondo scientifico.
Io credo che questo Paese abbia bisogno di laicità. Ha bisogno che siano laici i credenti che non hanno preso i voti, ha bisogno che lo siano i non credenti. L'errore nel dire "il Papa non deve parlare alla Sapienza", a mio parere, è nel fatto che chi sostiene che la Chiesa e questo Papa siano dogmatici, chiusi al dialogo e al confronto (e su diversi temi mi sento di dire che purtroppo è vero) ha usato esattamente lo stesso tipo di comportamento. Ottuso e aprioristico. Visto che una fede è basata su una credenza non verificabile, comprendo che ne possa discendere un comportamento di questo tipo (comunque errato); me lo spiego con più difficoltà da chi è abituato a usare la ragione, il metodo scientifico e quindi la confutazione.
Per questo, mi sembra che quello che è successo sia stato un autogol per la laicità nel nostro Paese. Certo, d'altro canto, non credo che si possa gridare alla censura, ma mi sembra un modo autolesionista per fare sponda a quel fondamentalismo cristiano che tanto piace al Cardinal Ruini, che si presta alla strumentalizzazione politica e che tanto danneggia chi è credente (eppur pensa! direbbe Galileo) e non si riconosce in queste posizioni.
Per tutto quanto ciò che ho scritto, quindi, ti dico che non firmerò la petizione di solidarietà ai docenti della Sapienza. Perché la lezione che ho tratto da questo avvenimento è la seguente: "Essere partigiani delle libertà in astratto non conta nulla, è semplicemente una posizione da uomo da tavolino che studia i fatti del passato, ma non da uomo attuale partecipe delle lotte del suo tempo". Lo ha detto Gramsci e qui mi sembra che nessuna delle due parti si sia salvata dall'errore.
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Il titolo di questo post chiama in causa anche la Giustizia, intesa come l'attualità ci suggerisce, come ministro della Giustizia. Martedì mattina, quando ho sentito la notizia che la moglie di Clemente Mastella era agli arresti domiciliari, ho accolto con un certo sollievo la notizia, immediatamente successiva, che il marito si dimetteva dal suo incarico. "Un sussulto di dignità!" ho pensato. "Proprio da Mastella, non me lo sarei aspettato, però ben venga". Mi sembrava un'assunzione di responsabilità. Nel giro di breve, come saprete, mi sono dovuta ricredere. Mastella, infatti, è andato in Parlamento dove era prevista la presentazione della relazione annuale del ministero sullo stato della giustizia e ha tuonato contro i magistrati!
Questo ha generato la mia seconda riflessione importante su come vanno le cose nel nostro Paese, nel giro di una settimana. Siamo un Paese di immaturi. Sì, perché è prassi questo comportamento per cui un politico indagato/accusato/condannato per qualche reato, per prima cosa non si dimette, non si fa un esame di coscienza, se non un mea culpa pubblico, ma dice invece che "i magistrati sono cattivi!". La mia breve memoria mi suggerisce che questo atteggiamento è nato con Tangentopoli (anche se temo, ahimé, che sia molto più anziano), è stato sublimato da Berlusconi (& Co.) ed è stato felicemente adottato dal centrosinistra.
Io non credo che i magistrati siano tutti al di sopra del bene e del male: ce ne sono di onesti, di corrotti, di partigiani e di equilibrati, come in tutte le categorie. Però questa solfa che è "un attacco della magistratura", che "si vuole attentare alla libertà del Parlamento", be'... è veramente ingiustificabile, peggio inascoltabile. "Se non mi dai la palla subito, non ci gioco più!". Non sentite una tremenda assonanza anche voi??

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Clara, sono contento che tu abbia colto la mia provocazione. In effetti il tuo blog non poteva non esprimersi anche questa volta.
Credo che le nostre posizioni siano quasi concordi sull'antefatto, tuttavia speravo ti pronunciassi anche sul fastidioso e subdolo "battage" vaticano che ne è conseguito. Ritengo che la censura sia quasi anacronistica e certo inconcepibile oggi, anche se nella storia recente ricorre spesso nel nostro paese.
Dobbiamo però stabilire se di censura si è veramente trattato o se l'ufficio stampa della Santa Sede abbia piuttosto voluto farla percepire come tale per strumentalizzare l'episodio in chiave vittimistica e trarne beneficio (Lady Mastella deve essersene ispirata). Ma com'è possibile... Tutti ce l'hanno con i poveri cattolici oggi... Quasi un ritorno al passato delle catacombe? Mah... Sorrido e taccio.
Il veto posto da alcuni universitari de La Sapienza può rappresentare un autogol alla laicità, proprio perché aprioristico, tuttavia riesco a giustificarlo entro certi limiti, perché ormai più di qualcuno, come il sottoscritto, soffre di una grave forma di orchite allergica se si avvicina troppo a certe autorità ecclesiali e ne conosci anche i motivi personali più che giustificabili. E poi, si trattava di un semplice veto, non di una censura. E come in Italia dovrebbe essere garantito il diritto di espressione, lo stesso dovrebbe valere anche per quello di veto, che poi sia aprioristico ha importanza solo da un punto di vista di "stile", perché il veto poteva non essere colto. Sicuramente le teste calde de La Sapienza hanno fatto un ruzzolone con lo stile e hanno probabilmente creato ancora più tensione fra l'Italia "laica" e quella che sostiene che le ingerenze vaticane siano lecite... Per questo non li assolvo, perché in quel momento hanno rappresentavano il mondo laico nella maniera più negativa, scoprendone il tallone d'Achille.
Ricapitolando, stiamo bene attenti a non confondere "veto" con "censura", perché il papa avrebbe potuto comunque intervenire alle cerimonie di apertura dell'anno accademico, raccogliendo comunque ampi consensi dall'opinione pubblica, ma ha chiaramente preferito dribblare qualche fischio per rifugiarsi nel suo bunker dorato e godersi lo spettacolo.

Un abbraccio! Cesare

kla ha detto...

Ciao Cesarino!
Aspettavo la tua risposta!:-)
Per cominciare, ti do ragione riguardo al fatto che Ratzinger abbia colto la palla al balzo, annunciando di non andare alla Sapienza. Ma forse è proprio per questo che mi rode il veto dei docenti universitari: perché ha prestato il fianco al gioco "sporco" delle gerarchie che, come sappiamo, (e mi si passi la battuta) ne sanno una più del diavolo in fatto di uso e sfruttamento della comunicazione.
Poi magari è una mia fissazione idealista, però credo che si debba tendere il più possibile alla coerenza tra contenuto e stile.

Un abbraccio anche a te!
Kla