domenica 24 agosto 2008

Le Olimpiadi tristi


Pechino 2008 ha chiuso i battenti. Ma è stata un'edizione triste. Non perché non siamo riusciti a portare a casa una trentina di medaglie (ci siamo fermati a 28, con alcune contestazioni soprattutto nella ginnastica e a causa del momento negativo degli sport di squadra). Non perché non ci siano stati record, momenti epici e tutta la liturgia tipica delle Olimpiadi.
Sono state Olimpiadi tristi perché sono iniziate esattamente nel giorno del ventesimo anniversario della rivoluzione birmana del 1988, quando l'esercito sparò uccidendo migliaia di civili e di monaci buddisti.
Sono state Olimpiadi tristi perché non sono state rispettate le promesse sulla libertà di espressione nel Paese e ogni giorno si potavano leggere notizie di persone che, recatesi a chiedere l'autorizzazione per manifestare, venivano arrestate o condannate alla "rieducazione" o, peggio ancora, sparivano nel nulla.
Sono state Olimpiadi tristi perché per costruire gli impianti molte persone sono state buttate fuori dalle loro case - spesso erano quelle piccole case cinesi, a un solo piano, costruite tutto attorno a un cortile, con davanti all'ingresso un muro che impediva agli spiriti malvagi di entrare in casa (perché questi si muovono solo in linea retta) - e risarcite miseramente, per finire in grigi palazzoni di periferia.
Sono state Olimpiadi tristi perché le 68.000 vittime, i 360.000 feriti e i 18.000 dispersi del terremoto che il 12 maggio ha colpito il Sichuan sono stati nascosti e dimenticati.
Sono state Olimpiadi tristi perché a marzo le proteste in Tibet sono state represse nel sangue e durante il periodo olimpico non è stato permesso ai giornalisti di accedere al suo territorio.
Sono state Olimpiadi tristi perché piazza Tian'anmen è diventata un luogo off-limits per limitarne la memoria e il suo significato.
Sono state Olimpiadi tristi a partire dalla cerimonia d'apertura: taroccati i fuochi d'artificio, taroccata la bambina che cantava un inno patriottico cinese, taroccati i bambini che avrebbero dovuto rappresentare le decine di etnie che vivono nel Paese.
Sono state Olimpiadi tristi perché ho avuto la netta impressione che tutti cercassimo di fare finta di nulla, ma che questa volta - sotto sotto - fosse davvero impossibile.
Sono state Olimpiadi tristi perché costruite sulla pelle di gente - adulti, ragazzi e bambini - sfruttata a sangue.
Sono state Olimpiadi tristi perché i politici se ne sono lavati le mani e poi hanno avuto la faccia di bronzo di chiedere agli atleti di fare gesti di protesta.
Sono state Olimpiadi tristi fin dal giorno del 2003 in cui il Cio ha scelto Pechino come sede, forse sperando davvero di cambiare le cose.
Chissà...

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