domenica 17 agosto 2008

Lingue biforcute

Tra i meritevoli obiettivi che il governo in carica si prefigge, c'è anche la battaglia delle lingue a Bruxelles.
La questione è semplice: l'esecutivo italiano vorrebbe che alla conferenza stampa quotidiana ci fosse anche la traduzione in italiano, tutti i giorni e non solo il mercoledì (giorno in cui si riunisce la Commissione e in sala stampa sono presenti i traduttori per tutte le 23 lingue ufficiali). La traduzione nell'idioma nostrano, dovrebbe poi essere garantita in tutte le riunioni di qualunque natura, pena l'abbandono da parte degli italiani del tavolo dei lavori.
Ora, è pur vero che le lingue più utilizzate nelle istituzioni Ue sono il francese e l'inglese, seguite dal tedesco. Tuttavia, va detto che in tutte le occasioni importanti (cioè un buon 80% degli eventi a cui mi è capitato di assistere, come conferenze stampa dei commissari e riunioni delle commissioni parlamentari, per non parlare poi delle conferenze stampa della presidenza al termine delle riunioni dei consigli dei ministri e del Consiglio europeo) sono tradotte in tutte le lingue dei 27 Stati membri. Inoltre, nel giro di qualche ora vengono fornite le versioni dei comunicati stampa in tutte le lingue riconosciute.
Qualcuno ha anche sottolineato come meritorio il fatto che il commissario europeo ai Trasporti, Antonio Tajani, abbia voluto che il proprio gabinetto lavori in italiano. E dire che, seppure con spiccato accento nostrano (e questa non è una colpa), lui il francese lo parla. Perché, allora, dare vita a siparietti degni di un "bar sport" e, in conferenza stampa, parlare in italiano con i giornalisti italiani? Stuzzicando il corrispondente di un quotidiano spagnolo che, intervenendo, ha esordito dicendo: "Allora, adesso la mia domanda la faccio in spagnolo...". Sarà perché pure Zapatero sembra voler sposare la causa delle lingue meditarranee e "trascurate"?
In attesa dell'Aventino a 12 stelle (su sfondo blu), dico io, perché non imparare le lingue straniere invece di tentare battaglie pretenziose e inutili? D'altra parte, se servono a un giornalista - indipendentemente dal fatto che lavori a Bruxelles - allo stesso modo servono a un europarlamentare (euro, appunto) e a un funzionario che lavora nelle istituzioni europee (europee, appunto).
Infine, l'Italia non conta meno in Europa, rispetto alle origini dell'Ue, perché vi si parla (relativamente) poco italiano. Se debacle è, i motivi sono ben altri.

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