sabato 24 settembre 2005

Cocaina e vetriolo

«Abituati a lamentarci del “si fa, ma non si dice” di casa nostra che attribuiamo all’ipocrisia cattolica, possiamo consolarci con la sensazionale ipocrisia nordica che scaturisce dal caso di Kate Moss, la modella inglese fotografata mentre maneggia cocaina e punita con la revoca di molti lauti contratti. Ora: nel mondo della moda e dello spettacolosa cocaina circola a pacchi grossi come balle da fieno, la sniffano a gogò e ci impanano pure le scaloppine. Gli impavidi stilisti, pierre e tenutari di rinomati atelier che oggi degradano in pubblico la Moss, strappandole le sue mostrine milionarie, hanno narici, in media, più voraci di un bidone aspiratutto. Ma, piuttosto che scandalizzarsi della feroce disinvoltura con la quale i giornali mettono in croce la vita privata di chiunque, preferiscono moraleggiare, magari per conquistarsi qualche grammo di pubblicità gratuita in qualità di giustizieri del vizio.
La cocaina devasta molte vite, e svuota portafogli molto ma molto meno muniti di quello di una modella famosa. Ma anche l’ipocrisia non scherza, quanto a danni alla salute pubblica. Una giovane donna che sniffa è una persona che si fa del male, ma classificarla come madre indegna, e (addirittura) come indegna di indossare le sottane fichissime dell’alta moda, è solo un vilissimo ripiego. Il capro espiatorio che permette, un secondo dopo, di telefonare al pusher con la coscienza ripulita.»

L’AMACA di Michele Serra
LaRepubblica, 23 settembre 2005

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