mercoledì 7 settembre 2005

Sangue? No, grazie!

Milano. Paolo Pedote, 39 anni, si presenta al Policlinico per donare il sangue, dopo aver visto un manifesto di una campagna pubblicitaria realizzata ad hoc.
Maurizio Marconi, il medico, gli dice: «Non può donare il sangue. Lei è omosessuale e il nostro regolamento impedisce il prelievo da questo tipo di donatori».
Clausole e postille:
1. ogni donatore alla sua prima esperienza viene intervistato sul suo stile di vita e sulle sue abitudini;
2. nessuno, teoricamente, può essere sicuro al 100% che ciò che l’aspirante donatore afferma sia vero;
3. la legge italiana attualmente non impedisce a una persona omosessuale di donare il sangue;
uno dei requisiti richiesti è di non essere stati esposti a rapporti non protetti;
4. Paolo Pedote ha dichiarato di avere sempre avuto rapporti protetti;
5. il Policlinico non accetta donazioni solo da uomini omosessuali, per le donne non ci sono problemi: la ragione – dicono – è che tra gli uomini c’è più promiscuità.
Alla prova dei fatti: visto che non si possono verificare le affermazioni degli intervistati, chiunque può dire quello che vuole. Ci si aspetta che una persona che decide di andare a donare il sangue, lo faccia con un certo senso di responsabilità. Probabilmente con la stessa che usa nei confronti di se stesso – e del prossimo, appunto – nella vita di tutti i giorni. “Omo” o “etero” che sia.

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