martedì 6 settembre 2005

Il buio su New Orleans

L’uragano Katrina e i suoi esiti sono stati metereologicamente disastrosi.
Umanamente, ancora una volta, ci hanno dimostrato che non siamo molto più forti o più abili di altri esseri viventi. Anzi, hanno svelato l’imprudenza e l’impudenza di costruire città sotto il livello del mare e argini inadatti a sopportare uragani di una forza superiore al cosiddetto “grado 3”.
Mediaticamente, New Orleans è stata guardata da un mondo occidentale e moderno esterrefatto: gli Stati Uniti d’America sott’acqua, la gente sui tetti che ancora emergono dalla marea che li circonda, la gente per strada che spara e saccheggia. Perché è l’ultimo stadio, l’abbruttimento di chi già aveva poco o pochissimo e non ha più nulla.
Hanno passato giorni su quei tetti, coloro che sono riusciti ad arrampicarsi e non erano riusciti a lasciare la città in tempo. Perché alla protezione civile americana, la politica neoliberista ha tagliato i fondi. L’equazione è: servizi pubblico = costo = va tagliato. Not a big government.
E quando è stato chiaro – ma era già molto molto tardi – che New Orleans non sapeva nuotare e non sarebbe tornata a galla da sola, allora: mandiamo i soldati. Con licenza di sparare a vista. That’s all folks.

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