giovedì 10 agosto 2006

Livello allarme: critico

Ieri mattina mentre facevo colazione con la mia hostmother, alla radio hanno iniziato a parlare di nuove misure di sicurezza stabilite dal Governo inglese negli aeroporti per via di un allarme attentato. Erano circa le 07.30 - orario di Greenwich, appunto - e non si sapeva ancora molto (anche in base a quello che mi e' dato capire in inglese).
Cosi' ho realizzato esattamente cosa stava succendendo qualche ora dopo, quando ho iniziato a leggere i giornali su Internet, anche se un certo timore mi si era presentato fin dalla mattina.

Siamo ostaggi. Questo e' appurato, direi. Siamo ostaggi di pazzi criminali (perche' altro non sono e non ho altre parole piu' adatte per descriverli), ma siamo anche ostaggi di tutti i tentativi che mettiamo in atto per evitare il peggio.

Tra qualche giorno dovro' fare scalo a Londra anch'io. Questo significa essere "nella notizia" (piu' ancora che "sulla notizia"), ho pensato. Non e' un vanto masochistico, anzi.
Ieri ero alquanto preoccupata quando ho letto cosa stava succedendo, anche perche' in fin dei conti non si capiva molto bene, a parte un chiaro "GROSSI GUAI IN CORSO". Ma, alla fine, questa e' proprio la vita del giornalista: essere li' dove i fatti accadono. Anche quando preferiresti essere altrove.

Realizzato che la situazione e' cambiata - niente bagaglio a mano e un po' di pianificazione in piu' del bagaglio da imbarcare nella stiva - ho fatto un'altra riflessione, mossa da alcuni commenti lasciati sul sito del Corriere da cittadini italiani (alcuni residenti a Londra, al momento) a proposito del comportamento degli inglesi. Loro non si piangono addosso, nonostante - ricordiamolo - poco piu' di un anno fa abbiamo gia' subito un attentato kamikaze che ha colpito la metro e gli autobus della capitale.
Loro continuano ad andare avanti. Ok, facciamo piu' controlli, chiudiamo anche gli aeroporti per un giorno, se necessario, imbarchiamo tutto nella stiva e limitiamo qualunque mezzo attraverso il quale si possa mettere in pericolo la vita delle persone. Ma andiamo avanti.

Gli inglesi sono famosi per il loro "aplomb". E davvero, credo nulla sia piu' utile in questo momento. Non significa non avere paura - bisogna avere paura per avere coraggio - ma significa opporre la dignita' a chi cerca di privarcene.
Significa che, allo stesso modo in cui - in maniera distorta - gli estremisti islamici cercano proseliti da mandare al macello, compattando le loro fila con una lettura distorta e maniacale dell'Islam, noi possiamo compattare le "nostre fila" collaborando a tutte le operazioni di sicurezza che vengono implementate.

Siamo costretti all'emergenza, e' vero, ma questo non significa che dobbiamo perdere la testa. Mantenere la calma, perlomeno finche' non ci sono seri avvenimenti, e' il miglior modo di combattere il terrorismo. Lavorare con calma. Perche' la calma, appunto, non significa menefreghismo. E non significa lavorare con lentezza. La calma e' la virtu' dei forti.

E mantenendo la calma, manteniamo anche la lucidita' che ci serve per vivere in questi tempi. Perche', non dimentichiamolo, estremismo chiama estremismo. E lo senti, lo senti quando vedi una donna che indossa il velo, lo senti quando vedi un uomo con la barba e un vestito orientale.
E' questo genere di feeling che dovremmo estirpare dal nostro modo di essere, non perche' semplicemente ce ne "freghiamo", ma proprio per evitare di spingere ancora di piu' le cose verso quella direzione che vogliamo evitare.

Indubbiamente non basta la buonafede per far andare il mondo nella giusta direzione, ma provate a pensare - perche' e' abbastanza probabile che vi sia capitato - alla differenza che corre tra una persona che vi accoglie (nel senso piu' ampio del termine) in maniera amichevole e tollerante e una persona che vi si mostra chiusa e diffidente. Riflettete attentamente. E' una questione di feedback. Ed e' meno banale di quello che sembra.

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