giovedì 19 luglio 2007

Chi semina vento, raccoglie tempesta


Spesso – a volte, troppo spesso - ci lagnamo dei nostri guai. Senza essere capaci di guardare alla loro origine. Che, altrettanto spesso, siamo noi stessi.
Non voglio fare apologia della rassegnazione con quello che sto per scrivere: il partito dei posapiano non è il mio e spero che non lo diventi mai. Però mi rendo conto che a volte lasciar andare le cose, evitare di voler modificare a ogni costo il percorso del destino – cosa che peraltro, se priva di ragionevolezza, è destinata all’insuccesso – è la scelta migliore da fare. Per noi, ma anche per gli altri.
Credo anche che spesso all’origine dei problemi e del conseguente auto-compatimento ci sia la mancanza di umiltà. Siamo grandi, sappiamo tutto, sappiamo dove vogliamo andare. Sappiamo più di chi ha esperienza, sappiamo più di chi ha visto un numero maggiore di lune rispetto a noi. Inutile dire che costoro, ovviamente, hanno torto di default. Sappiamo più della vita stessa.
Poi, però, i nodi vengono al pettine e via con le lamentele. Io la chiamo “legge della partita doppia”. Perché i conti, alla fine, pareggiano sempre. Perché chi è causa del suo male, pianga se stesso. E non perché non meriti un po’ di comprensione, ma perché impari a capire qual è il vero, autentico guaio.

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