domenica 22 luglio 2007

Storie di ordinaria amministrazione

Giovedì mattina, mentre andavo in redazione con l’autobus, ho acceso la mia radiolina: la prima stazione memorizzata è Radio24. Mi sono trovata ad ascoltare un giornalista dalla voce simpatica che intervistava il senatore di An, Gustavo Selva (nella foto).

Il parlamentare lo scorso 9 giugno – quando a Roma era in visita il presidente degli Stati Uniti George W.Bush e si svolgevano due manifestazioni contro quest’ultimo, una organizzata dai partiti di sinistra e l’altra dai movimenti no-global – prese l’autoambulanza in servizio a Montecitorio sostenendo di avere problemi al cuore - facendosi trasportare da piazza del Parlamento a via Nogaro - abbandonandola, infine, per entrare negli studi televisivi di La7, dove era atteso come ospite di una trasmissione. Durante il programma confessò candidamente, dicendo: «Ho detto una piccola bugia, un trucchetto da giornalista per arrivare qui».

L’episodio aveva suscitato parecchio scalpore perché pareva proprio che l’ambulanza, che dovrebbe essere a disposizione di tutti i parlamentari che ne dovessero avere bisogno e, almeno potenzialmente, di chiunque dovesse stare male nelle immediate vicinanze, fossa stata usata come un taxi. La giustificazione fornita dal protagonista era stata: «Era l’unico mezzo per potersi spostare a Roma, visto che il traffico era bloccato e io ero in ritardo». L'11 giugno Selva aveva quindi presentato le proprie dimissioni, che dovevano essere approvate dal Senato.

Pochi giorni fa la notizia del ritiro delle dimissioni. Motivazione: «I cittadini mi chiedono di restare. Un voto in meno del centrodestra al Senato è un giorno in più per il governo Prodi. Questo travolge ogni altro ragionamento che mi spingerebbe alle dimissioni». E poi continuando: «Assumo su di me la responsabilità politica di ritirare le dimissioni. Lo faccio per rispetto vostro, perché se mi assolvete potrebbe sembrare la casta che si autodifende».

Queste affermazioni erano l’argomento della trasmissione di questa mattina. Il senatore sosteneva infatti di aver ricevuto molti e-mail e sms di persone che gli chiedevano di restare al suo posto a Palazzo Madama e ha raccontato che, in una recente visita in Veneto, colleggio in cui è stato eletto, molti altri lo hanno fermato per la strada pregandolo di non rinunciare al suo mandato.

Sulla vicenda è stata aperta un’indagine da parte della procura di Roma: Selva rischia ora di essere processato per truffa e interruzione di pubblico servizio, previa autorizzazione a procedere in giudizio. Il personale medico dell’ambulanza – diceva il giornalista – ha testimoniato che Selva, giunto all’altezza della sede di La7, si sarebbe strappato l'agocannula e i fili di monitoraggio precipitandosi fuori dall’ambulanza, avrebbe minacciato e offeso il personale medico e paramedico e, infine, avrebbe detto agli inservienti all’ingresso dell’emittente di non far entrare gli infermieri che lo inseguivano, sostenendo che il suo cardiologo lo avrebbe raggiunto subito proprio lì.

Incalzato dal giornalista, Selva a un certo punto ha detto: «Ma non abbiamo altri argomenti di cui parlare? Questo tema starà sicuramente annoiando gli ascoltatori». Poco prima aveva affermato: «È una sciocchezza sostenere che l’ambulanza poteva servire a qualcuno. Quell’ambulanza non serve a nessuno».

Morale della favola: Selva è un veggente, visto che è così sicuro che quell’ambulanza non possa servire alla sua funzione istituzionale a favore di qualcuno che sta male? Chi sono tutti questi benemeriti cittadini che gli chiedono di restare al suo posto di senatore? Sono per caso tra quelli che ogni giorno – a ragione – si lamentano dei costi della politica, di quanto sono alte le tasse, di come funzionano male i servizi pubblici? E ancora: Selva crede che siamo tutti così lobotomizzati da non sentire adesso che l’atto dovuto – e neanche un po’ nobile, vista la motivazione all'origine – delle dimissioni puzza di sceneggiata e il loro ritiro è dovuto a mere beghe politiche?

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