giovedì 29 novembre 2007

Piccoli killer sentimentali crescono

Non ho mai letto Diario di un killer sentimentale di Sepulveda. Più che conoscerne la trama posso dire che la immagino vagamente. Mi incuriosisce, tuttavia. Perché mi chiedo come un killer - per definizione un uomo spietato, cattivo, efferato - possa anche essere "sentimentale".
Un "sentimentale" è uno che si commuove guardando un film, per esempio. Uno che sogna un incontro romantico - magari sotto forma un momento insignificante agli occhi degli altri, ma assolutamente vibrante per se stesso - con una persona che considera speciale. Uno che non esita a ideare una "cosa speciale" per una persona a cui vuole bene. Uno che magari tiene per sè, fino al momento opportuno, tutte queste cose.
Ecco, ieri ho scoperto che si può essere dei killer sentimentali. Di tutte le cose che mi aspettavo di sentirmi dire su me stessa (anche non lusinghiere e secondo me ce ne potrebbero essere parecchie, anche all'insegna del "de gustibus"...), questa non era compresa nel calcolo. E mi ha tremendamente spiazzato. O meglio azzerato.
Ora, se la persona che me lo ha detto leggesse questo post, forse si sentirebbe in colpa, ma ci tengo a chiarire che non me la sono presa nel senso che "mi ha offesa", ma nel senso che "mi ha toccato corde che fanno più male di un'offesa". E l'uso del plurale maiestatis è stato il dettaglio più agghiacciante.
Non mi sento arrabbiata. Mi sento più che altro misconosciuta. Certa non solo del fatto che non ucciderei nessuno, ma nemmeno farei del male deliberatemente per il gusto di farlo, quest'etichetta ha il peso di un pugno nello stomaco.
Come dicevo qualche post fa, parlando di persone che fanno male, essere messi di fronte alla (forse) tua più grande difficoltà, quasi "a tradimento", conferma solo il fatto che non riesci a comunicarti agli altri come vorresti e che sei "vittima" di questo misunderstanding.
E non è affatto bello da sapere quando stai cercando di confrontarti con il problema e da poco hai iniziato a fare qualche passo e stai decidendo su quale sarà il prossimo e su come farlo.
Probabilmente la reazione che sto avendo adesso è immatura, però non posso fare a meno di sentirmi ferita dall'idea che qualcuno possa - anche se in maniera scherzosa e "superficiale", nel senso di una sensazione "a botta" - pensarmi come una persona non sensibile.
Suona molto come una condanna. Un pensiero che nessuno cambierà mai se non ti viene a conoscere. E non lo fa perché pensa che tu sia un killer sentimentale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

dato che ho battuto la testa, ora non ricordo se posso averlo detto io. se l'avessi fatto, la mia metafora sarebbe molto fuori fuoco. un killer sentimentale fa le torte poi le ricopre di cianuro, un killer sentimentale invita a casa i suoi amici, corre via, e fa saltare la palazzina. un killer sentimentale ha il cuore di dirti quanto la vita sia ingiusta con i killer ma se ne frega se il minuto dopo hai la lama di un coltello piantata nella schiena. a pensarci bene, tu non sei neanche di quel sentimemtale melenso: il tuo amore, la tua compassione, la tua sensibilità aprono arterie di rara profondità. sono un vaso di vita sana e ben radicata.
filo

kla ha detto...

Per la cronaca, non l'hai detto tu Filo. :-)