mercoledì 9 novembre 2005

Chi è Lawrence Lessig?

Lawrence Lessig è il fondatore del Progetto Creative Commons. Professore alla facoltà di legge dell’Università di Stanford, ha fondato lo Stanford Center for Internet and Society.
Ha scritto, in particolare, tre importanti testi: Code and other laws of cyberspace (1999), The future of ideas - The fate of the commons in a connected world (2001) e Free Culture - How big media uses tecnology and laws to lock down culture and control creativity (2004). È considerato come il più autorevole teorico nell’ambito della cultura OpenContent.
Perché parlo di lui? In questi giorni sto leggendo uno dei suoi libri – Free culture appunto (in italiano, beninteso) – e sono rimasta estremamente colpita dalle capacità logiche ed espositive di questo signore. E dalle sue idee, senza dubbio. Non solo quelle a proposito dei blog, ma più in generale dal suo approccio ai problemi del diritto d’autore e della creatività oggi e dei cambiamenti che sono seguiti in questo campo con la diffusione di Internet.
È un avvocato, un giurista e ha – almeno mi sembra – un’insaziabile passione per la comunicazione, una maniera di argomentare ferrea che, in qualche modo, mi stupisce. Nel senso che quello di cui lui parla (ossia delle forme di licenza che permettano di utilizzare i contenuti coperti da diritti d’autore in maniera meno vincolante rispetto al passato, proprio in virtù del fatto che disponiamo di una tecnologia come Internet – per dirla in parole molto molto povere) è, a quanto percepisco, un ideale che, al tempo stesso, è un fatto concreto e attuale nella nostra società (a livello mondiale e non solo nazionale) ed è qualcosa su cui e per cui lui lavora quotidianamente.
È “sorprendente”, anche se non certo consolante, scoprire che lo scontro tra detentori di diritti d’autore (leggi anche: industrie produttrici di grosse dimensioni) vs. pirati (leggi anche: non solo i pirati veri e propri che commerciano materiale riprodotto illegalmente, ma anche io, tu…) è accanito un po’ dappertutto. Una modalità che si ripete, allo stesso modo, è la sproporzione di mezzi (soldi, avvocati e quant’altro) che le associazioni di discografici e produttori cinematografici mettono in campo contro le violazioni dei loro diritti che hanno luogo su Internet, nei confronti praticamente di singoli utenti. All’apparenza nulla di più giusto: violano un mio diritto, io mi difendo.
Il problema è: nonostante i beni intellettuali siano considerati una proprietà (per cui si richieda una tutela simile alla proprietà di qualsiasi altra cosa), si tratta di un tipo di bene particolare. In primo luogo, perché l’idea è immateriale e poi perché se qualcuno oltre il suo “ideatore” la conosce, la manipola, la sviluppa ulteriormente, non priva il suo autore originale dell’idea stessa. A ben vedere questo è il presupposto che distingue i “nuovi” pensatori del diritto d’autore da chi lo pensa invece nelle modalità con cui è stato attuato sino a oggi. Cioè un diritto d’autore di lunga durata (ad es. fino a 70 anni dalla morte dell’autore) e con un’impostazione restrittiva e sempre più marcatamente repressiva, proprio in corrispondenza di un momento storico in cui Internet permette un’ampia e veloce circolazione di idee, conoscenze e informazioni.
Posto che la nuova visione del diritto d’autore NON nega la proprietà e il diritto a sfruttare economicamente – entro certi limiti – le proprie creazioni, quello che propone è una maniera diversa di impostare e condurre questo sfruttamento, tenendo contemporaneamente presente della ricchezza “ad ampio raggio” che un’idea può generare se viene consentito al più ampio numero di persone possibile di venirne a conoscenza, di apportare delle modifiche e dei miglioramenti, di far circolare questi ultimi.
È molto interessante pensare che in tutto il mondo ci sono un bel po’ di teste pensanti – in ambito giuridico, informatico e via dicendo – che lavorano per realizzare una visione della cultura e della conoscenza ben distinta da una funzionalità meramente economica, dove la creatività può essere sfruttata solo da pochi soggetti. Ed è altrettanto interessante sapere che c’è chi destina almeno una parte della propria vita professionale a questo tipo di progetto.
Have a nice day! Kla

PS: per approfondimenti vedere
http://www.creativecommons.org/
http://www.creativecommons.it/
http://www.lessig.org/
http://www.copyleft-italia.it/

Nessun commento: