sabato 14 giugno 2008

E fu sera e fu mattina

Bilancio dei primi giorni a Bruxelles.
Diciamo che è un bilancio che (a raccontarlo) fa ridere. Per cominciare, all’arrivo la mia valigia era rimasta a Roma, dove avevo fatto scalo. Eh, sì… la compagnia, premurosamente, ha pensato che era troppo pesante da portare subito in albergo insieme al computer e allo zaino e quindi ha deciso di caricarla sul volo successivo. Che arrivava alle 23.10 e dunque, era meglio dar retta al ragazzo dei “bagagli smarriti”, che mi ha consigliato di tornare l’indomani. E fu sera e fu mattina.

Secondo giorno. Recuperata la valigia, inizia la ricerca della casa. E la missione si è compiuta in maniera quasi indolore grazie al contatto rimediato tramite la rete di emergenza “Sardi nel mondo”, nota rete (massonica? Chissà…) che magicamente interviene quando la sottoscritta cerca una casa in una città dove praticamente non ha mai messo piede prima. Insomma rimediamo un appartamento nel quartiere europeo con due stanze, cucina, bagno (wc separé, qui si usa così) e soggiorno. Dieci minuti a piedi dalla redazione dell’Ansa. Perfetto. Se non fosse per la padrona stordita (ma anche l’unica che ci ha detto sì) e un piccolo dettaglio: non c’è l’allaccio della luce e del gas. L’acqua calda, almeno quella, sì: dipende dal condominio (fortunatamente!). E fu sera e fu mattina.

Terzo giorno. Quello in cui scoprimmo quanto la padrona di casa è stordita. Avete presente le trattative di pace? Be’, noi discutevamo più banalmente di garanzie per l’affitto e bollette, ma cinque ore ci sono volute comunque. Dalle 11 alle 16 e senza “colazione di lavoro” nel mezzo. Alle 5 del pomeriggio abbiamo pranzato con un piatto enorme di pollo, verdure e (immancabili) patate fritte. Ah, comunque è vero che le patatine fritte in Belgio sono proprio buone!! E fu sera e fu mattina.

Quarto giorno. Il bello però doveva venire. La casa era da pulire. Una meravigliosa casa con i bagni senza finestre, puliti come potrebbero esserlo a Guantanamo, e disinfestati a lume di candela. Inoltre la signora ha una piccola passione: i tappeti. Credo di averne spostato almeno quindici, tra passatoie in corridoio, tappetini con delfini (tre, nel cesso, quello con solo il water e il lavandino, ce n’erano tre!!), tappeti in cucina, tappeti sulla moquette, tappeti in soggiorno. Questi ultimi riservavano la sorpresa più bella: avete presente quando si dice “spazzare e nascondere la polvere sotto il tappeto”? Esatto, proprio quello. E fu sera e fu mattina.

Quinto giorno. Be’, era già arrivato lunedì: comincia lo stage. Un giorno da soprammobile per farla breve. Salvata dalla segretaria che arrivata alle 10.30, alle 10. 40 mi ha chiesto: “Clara, vuoi un caffé?”. Menomale: sorseggio dunque esisto!!

Quasi dimenticavo: mancando la corrente, la sera prima mi ero dovuta accontentare di un’asciugatura “nature” dei capelli che ha dato vita a una cresta punk (decisamente degna di un Sex Pistols) solo orientata in parallelo rispetto alla fronte, anziché perpendicolarmente. Una webcam dei pregiati uffici amministrativi dell’Ue ha provveduto a immortalarla (e memorizzarla nel sistema informatico) e appiccicarla sull’accredito per entrare negli edifici della Commissione, del Consiglio, del Parlamento… Anarchy in Brussels!!! E fu sera e fu mattina.

Sesto, settimo, ottavo e nono giorno. Morale della favola: se non ti muovi, soccombi. O per lo meno, non capisci nulla, non conosci nessuno, non impari nulla. E rischi pure di annoiarti un sacco. La mia prima settimana è passata con una media (del tutto onorevole rispetto al mio tasso di spaesamento) di due/tre lanci al giorno. Armata del mio “punk-pass” ho bazzicato la conferenza stampa delle 12 (appuntamento quotidiano per sapere cosa fa la Commisione) dove appollaiata sul lato destro della sala stampa sta buona parte dei giornalisti italiani, corrispondenti di agenzie e quotidiani. E, al nono giorno (quinto di lavoro) ho inaugurato la “politica della zecca”: attaccati a un collega (preferibilmente simpatico e disponibile) e vai in giro a seguire quello che succede. C’è una discreta possibilità di imparare cose, rimediare un lancio da fare dopo e conoscere altri giornalisti.

Il nono giorno però è ricordato anche per un evento importantissimo: alle 8e10 ha suonato l’operaio per fare l’allaccio. E luce fu… e pure gas!

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